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Nel product e service design, progettare è solo metà del lavoro. L’altra metà – spesso trascurata – è misurare l’efficacia del progetto nel tempo. Non basta lanciare un prodotto: serve capire come viene percepito, utilizzato, e valutato dagli utenti. Solo così si può davvero migliorare.
In questo articolo esploriamo come il monitoraggio dell’esperienza utente possa diventare una leva strategica. Vedremo quali metriche usare, come raccogliere dati utili e come integrarli nel processo di design in modo continuo.
Come abbiamo detto, progettare l’UX non è un’attività che termina con il lancio di un servizio o di un prodotto digitale, ma che continua con il monitoraggio delle performance. L’interazione tra persone e servizi è dinamica, in continua evoluzione.
Cambiano i bisogni, le tecnologie, le aspettative.
Misurare il modo in cui gli utenti utilizzano un prodotto, anche al di fuori dell’ambito del web design rientra a pieno titolo tra le attività strategiche. È ciò che permette di mantenere il prodotto aderente alla realtà e alle esigenze dell’utente.
In ottica di user-centered design, è ciò che trasforma l’intuizione in verifica, e la progettazione in apprendimento continuo.
Attraverso strumenti di UX analytics, test di usabilità, e raccolta di feedback qualitativi, è possibile:
La raccolta dati non è fine a sé stessa: serve a guidare le decisioni.
Per essere utili, le metriche devono essere contestualizzate rispetto agli obiettivi del servizio, comprensibili per il team di design e prodotto e devono suggerire azioni concrete.

Ecco una selezione di 6 parametri utili per monitorare l’esperienza utenti
L’NPS misura quanto gli utenti sono propensi a raccomandare un prodotto o servizio a qualcun altro. Non si tratta solo di un numero: un punteggio basso può rivelare problemi profondi, come la mancanza di fiducia, esperienze frustranti o aspettative deluse. Per capire davvero il motivo dietro al punteggio, è utile affiancare una domanda aperta, dove gli utenti spiegano le loro motivazioni. Così si ottiene non solo un dato quantitativo, ma anche insight qualitativi su cosa funziona e cosa va migliorato. Separare gli utenti in promotori, passivi e detrattori aiuta a capire quali segmenti richiedono attenzione immediata e quali invece valorizzare.
Il CSAT valuta la soddisfazione degli utenti dopo un’interazione specifica, come completare un acquisto, usare un servizio o ricevere assistenza. Questa metrica è particolarmente utile perché consente di intervenire in modo mirato: se un touchpoint mostra un punteggio basso, significa che l’esperienza non ha soddisfatto le aspettative, e si possono individuare azioni correttive precise. Monitorare il CSAT nel tempo permette anche di capire se le modifiche implementate stanno realmente migliorando la percezione degli utenti.
Il CES misura quanto è semplice per un utente completare un’azione all’interno di un prodotto o servizio. Se gli utenti percepiscono che completare un task è complesso o faticoso, il problema spesso risiede nella progettazione del flusso o nell’architettura dell’interfaccia. Questa metrica è preziosa perché evidenzia frizioni che potrebbero non emergere da altri indicatori, e offre una base concreta per semplificare i processi, ridurre errori e migliorare l’esperienza complessiva.
L’engagement rate misura quanto gli utenti interagiscono con un prodotto o un servizio digitale. Non basta che arrivino su una pagina: se non compiono azioni, cliccano sui contenuti o spendono tempo utile, probabilmente c’è un disallineamento tra ciò che si aspettano e ciò che trovano. Analizzare l’engagement consente di capire quali elementi attirano realmente l’attenzione e quali invece vanno ottimizzati, supportando decisioni basate su dati concreti per migliorare il coinvolgimento e la soddisfazione.
La frequenza di rimbalzo indica la percentuale di utenti che visitano una pagina e se ne vanno senza interagire ulteriormente. Un bounce rate elevato può avere diverse cause: contenuti poco pertinenti, scarsa usabilità, pagine lente a caricarsi o un messaggio poco chiaro. Monitorare questa metrica permette di identificare le pagine critiche e intervenire in modo mirato, migliorando la navigazione, la rilevanza dei contenuti e le possibilità che gli utenti proseguano il percorso desiderato.
Scroll rate e page depth mostrano quanto in profondità gli utenti esplorano i contenuti di una pagina. Se un testo o una sezione importante si trova in fondo a una pagina che pochi raggiungono, è probabile che quel contenuto non venga mai visto. Monitorare queste metriche aiuta a comprendere quali parti della pagina attirano l’attenzione e quali vanno valorizzate, oltre a guidare modifiche di layout e posizionamento dei contenuti per massimizzare visibilità e conversioni.
Misurare le performance dell’esperienza utente su un servizio o un prodotto digitale significa tener d’occhio gli aspetti misurabili sicuramente, ma anche ascoltare gli utenti attraverso analisi che sono qualitative. Per comprendere bene cosa non funziona a livello di UX sono altrettanto necessarie le interviste dirette, i test di usabilità e la raccolta dei feedback.
Queste tecniche aiutano a dare contesto ai numeri, rivelano motivazioni e aspettative, e spesso fanno emergere problemi non tracciabili nei KPI.
Il monitoraggio non va considerato un’attività isolata “post-lancio”. Va integrato fin dall’inizio, all’interno di una strategia di design iterativo.
Un approccio possibile
Quali aspetti dell’esperienza utente vogliamo misurare?
Test di usabilità nei prototipi, feedback durante il rilascio, KPI live post go-live
Non basta leggere il report: serve interpretare i segnali per capire cosa migliorare
Il miglioramento è continuo. Ogni dato è un’opportunità di crescita
Utilizzare strumenti di UX analytics per avere un riscontro quantitativo e misurabile delle proprie operazioni è ciò che consente di prendere decisioni di miglioramento ponderate, e di misurare la loro efficacia.
Misurare l’esperienza utente serve a progettare in modo più intelligente, ovvero a creare servizi di web site design che funzionano davvero per chi li usa.

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